donne che amano la tecnologia

Storie di donne: Donne che amano la tecnologia

Donne che amano la tecnologia: Da Ada Lovelace a Lisa Simpson di Marta Serafini e Martina Pennisi

Scienziate, sportive, ingegnere, partigiane e miti. A loro sono dedicati i primi cinque titoli della collana de La27ora dedicata alle #storiedidonne.
Ognuna ha tracciato una strada. Insieme costruiscono la donna reale. Scienziate, sportive, ingegnere, partigiane che, senza ideologie, hanno conquistato i podii di domini un tempo solo maschili. Donne che scardinano i blocchi, madri, compagne, mogli, single che ignorano gli stereotipi e scelgono di realizzarsi in libertà. Sono le protagoniste degli #ebook27 che, con i primi cinque titoli, Donne che amano la tecnologiaChiamami pugileIl senso delle donne per la scienzaLa Resistenza di Norma e Il sonno di Arianna, mettono in campo le firme del Corriere. E con spirito leggero e impegnato aprono uno spazio di riflessioni e approfondimenti sul femminile: immaginato e vissuto.
Percorsi, appunto, che attraverso testimonianze e inchieste raccontano la gioia dell’esplorazione perché si metta in moto una catena virtuosa, che con felice contagio dia la carica per modelli meno stantii alle giovani e ai giovani. E perché anche le ragazze scelgano, se sono dotate, senza paura dell’impegno, del confronto, della fatica di conciliare passione, carriera e famiglia. Storie, racconti, percorsi nella storia per tracciare un futuro femminile che è gia presente, e in alcuni casi è stato persino passato. Non si tratta di fare confronti con eroine ma di dire che una ragazza può sognare di andare nello spazio, pensarsi pilota, immaginarsi scienziata. Essere quello che vuole. È già stato fatto.

Dalla California all’Italia Ragazze hi-tech

«Quando eravamo piccoli a lui regalavano i videogame, a me le bambole» ha raccontato Randi Zuckerberg, sorella del più famoso Mark, fondatore di Facebook. Forse è uno dei motivi per cui nel XXI secolo si ritiene ancora che la tecnologia non sia «una cosa da donne». È uno stereotipo, certo ma duro a morire.
In Europa solo nove sviluppatori su cento sono donne e in questo campo appena il 19 per cento dei manager è di sesso femminile. Anche nella fortunata Silicon Valley, teoricamente all’avanguardia, alcune storie di discriminazione hanno conquistato le pagine dei giornali.
Ma non mancano i casi di successo: Marissa Mayer a capo di Yahoo, Maxine Williams responsabile della diversity di Facebook, Parisa Tabriz, responsabile della sicurezza di Chrome. E da noi Francesca Romano di Atooma, Veronica Diquattro di Spotify ed Elisa Finocchiaro di Change.org Italia.
I modelli sono molti, a partire da Ada Lovelace, prima programmatrice che la storia non ricorda quasi mai. Fino ad arrivare alla piccola Lisa Simpson.
Tutte donne che non hanno aspettato di ricevere il permesso per prendersi il loro posto nel mondo.

Buona lettura!