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Dedicato a tutti i ragazzi che:
“Sono negato per la matematica!”
“Non capisco cosa significa!”
“Non la userò mai!”
Redooc è pensato e fatto per tutti quelli che pensano: “… tanto non userò mai la matematica!”, che giustifica e segue “Non capisco cosa significa la matematica!” … ed è praticamente come dire “La matematica non serve a nulla”.
Quante volte l’abbiamo sentito dire? Da ragazzi, ma anche da adulti. Semplicemente troppe volte. Basta! Con Redooc tutti potranno finalmente scoprire perchè la matematica è utile.
A cosa serve la matematica?
Qualche mese fa ho letto un libro che consiglio perché parla in modo estremamente pragmatico dei tanti casi quotidiani in cui la matematica può salvare o anche semplicemente migliorare la vita, il sottotitolo dice: “risparmiare, trovare l’anima gemella e cambiare il mondo con l’aiuto dei numeri”. Finora il manuale più colto, pragmatico e insieme divertente che ho incontrato sul tema.
Alla domanda “a cosa serve la matematica” ci possono essere davvero molte risposte, alcune con un fondo di verità e collegamenti con la vita reale, altre semplicemente ironiche o assurde. Per dovere di cronaca, della lunga lista Nico ha scelto la n. 5 (risposta zen: “la risposta è dentro di te”). Invece io (la mia metà cinica) non mi vergogno a preferire in assoluto la n. 10 (risposta nostalgica: “Francamente, rimpiangi davvero i tempi in cui era il latino che serviva ad aprire le porte alle università più prestigiose?”). Una preferenza irriverente nei confronti degli amati studi classici, tanto che mia sorella Alessandra, che non si rassegna alla mia metamorfosi iniziata ai tempi della Bocconi, mi ha regalato un’edizione del 1947 dell’”Introduzione alla filosofia matematica” di Bertrand Russell!
La risposta che credo più vera oggi, guardando in prospettiva al mio passato e al probabile futuro, me l’ha data un caro amico, che non a caso lavora in un fondo di Venture Capital, suggerendolo come “il perché più convincente di tutti”: più studi matematica, più guadagnerai, poichè gli studenti migliori trovano lavoro più in fretta e guadagnano mediamente salari più elevati. Questo fatto, tradotto in Italia, oggi, potrebbe suonare così: “con la matematica non sarai mai disoccupato!”.
La risposta più bella, per me (la mia metà sognatrice), mi è stata data da un compagno di Università, Marciano Siniscalchi, oggi Professore di Economia alla Northwestern University di Chicago: “La risposta più bella che ho incontrato nella mia carriera è nel manuale di microeconomia di Mas-Collel, Whinston e Green: “math keeps us honest”. Riporto fedelmente la spiegazione che mi ha fornito: “a parole, si può disquisire lungamente pur non comunicando nulla di sostanziale; vincere dibattiti senza addurre argomenti plausibili; insinuare senza esporsi a una smentita; apparire competenti senza minimamente confrontare i dati reali. Invece, un ragionamento formalizzato usando il linguaggio della matematica non consente artifici retorici, o quantomeno li rende più facili da scoprire”.
E voi cosa pensate?
Provate a chiedere in giro… e fateci sapere!!!
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Commenti
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Sull’annoso dibattito sapere umanistico-sapere scientifico e alternata prevalenza nelle epoche storiche dell’uno sull’altro, io (studi classici, oggi preside di un liceo classico-scientifico-linguistico-pedagogico-economico/sociale, tanto per non farsi mancare nulla!) dico: non c’è alcuna frattura (Leonardo docet) tra i due mondi. Il rigore logico-matematico necessario per decodificare le strutture di un testo latino-greco sono assolutamente paragonabili a quelle necessarie per comprendere la sintassi di un tema di geometria. E il sapere – e il rigore analitico che le discipline e i saperi tutti regalano all’individuo – è sapere, basta a se stesso, è patrimonio per l’eternità: un lusso non monetizzabile che prepara per la vita. Se vogliamo leggerla in chiave sociologica, l’ultimo balurado alla barbarie dell’irrazionalità e dell’afasia imperante.
Infine – e per essere più leggeri: viva lo studio della matematica e anche del latino, viva lo sforzo intellettuale che produce e che Dante tradusse nel celeberrimo: “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”!