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Laurea e start up … Redooc intervistata

Da leggere: un bell’articolo di Luciano Canova pubblicato sul blog di Working Capital.
Qui ripropongo la parte iniziale, che comprende una frase tratta da un’intervista a Nicolò Ammendola, co-founder di Redooc.

È celebre un’intervista di Laszlo Bock, responsabile delle risorse umane in Google. Forte dell’analisi e interpretazione dei davvero unici Big Data di cui Mountain View dispone, la conclusione è che il voto di laurea e la carriera accademica contano davvero poco per il successo di una persona che desideri lavorare in Google.

Mashable ha inoltre pubblicato le interviste ad alcuni degli startuppers più brillanti negli States che, quasi all’unisono, certificano l’importanza limitata dell’istruzione a vantaggio dell’esperienza e delle competenze digitali. Traducendo il tentativo in Italia, abbiamo cercato di fare la stessa cosa con alcuni dei più brillanti giovani imprenditori presenti sul palcoscenico italiano della digital innovation: cosa ne pensano i nostri talenti della relazione tra education e start-up?

Nicolò Ammendola, co-founder di Redooc:
“Quando scelgo un collaboratore cerco fame, passione e competenza. Ho notato che l’università, mentre aumenta le competenze, annienta proprio fame e passione. Lavoriamo con liceali umili e pieni di energia e abbiamo trovato plurilaureati pieni di pretese, bravi a chiedere prima di dimostrare”

Claudio Bedino, CEO di Starteed:
“Premetto che io sono un esempio di imprenditore senza una laurea, per motivi diversi. Ci sono pro e contro: sicuramente alcune conoscenze di economia e management le ho dovute apprendere sul campo, mentre altre soft skills, invece, le ho sviluppate più liberamente senza frequentare l’università. Quando assumo, dipende molto dalle posizioni che cerco di ricoprire: per un ruolo più tecnico, la formazione accademica è indispensabile. Se cerco, però, un PM o un qualche commerciale da battaglia, invece, mi interessa molto di più le esperienza e la persona. La laurea, di conseguenza, in questo caso passa assolutamente in secondo piano”

Davide Dattoli, co-founder di Talent Garden:

“Sarà perché non sono laureato, ma devo dire, a oggi, che il background accademico non è un elemento così determinante. Quando mi arriva un cv, è l’ultima cosa che guardo e privilegio, invece, l’esperienza e la passione. Anche per le posizioni più tecniche, mi capita di incontrare auto-didatti svegli e molto più pronti di persone con un cv sulla carta imbattibile “

Salvatore Aranzulla, creatore e gestore del blog di informatica più seguito d’Italia:

“Uno dei miei collaboratori più validi è un diplomato di ragioneria bravissimo coi numeri. Mi è bastata un po’ di formazione ed è diventato un lavoratore fantastico. Per molte delle competenze richieste in una start-up, la laurea non è affatto necessaria. Bisogna stare attenti, però, a un’implicazione della formazione universitaria spesso trascurata, di carattere più culturale. Lo studio e l’istruzione davvero creano una mente aperta e critica. Anni di università, anche se sembrano votati al nulla, producono opinioni e cultura. E in questa fase della vita del nostro paese è d’importanza vitale”.

Da leggere… per meditare!