ettore majorana e il suo mistero

Ettore Majorana: il mistero è stato risolto?

Oggi ospitiamo un articolo di Paola Elefante, scienziata e nuova amica di Redooc che abbiamo avuto il piacere di conoscere quest’estate. Paola è stata un’appassionata della matematica e della scienza fin dalla giovane età, ha brillantemente conseguito una laurea in matematica presso l’Università di Bologna e dopo un erasmus in Finlandia ha deciso di trasferirsi ad Helsinki per continuare i suoi studi ed iniziare un percorso da dottoranda. Attualmente sul suo blog sono presenti articoli in inglese che parlano di matematica a 360°, coinvolgendo i lettori attraverso modalità di presentazione assolutamente innovative ed originali. Il post di oggi ad esempio, è incentrato sulla storia di Ettore Majorana, a sua vita, i suoi traguardi ed i misteri che ancora lo avvolgono.

Lo scorso febbraio, una notizia sorprendente apparve in un articolo de Il Corriere della Sera: c’erano prove che Ettore Majorana si trovasse in Venezuela negli anni ‘50.

Forse non lo avrete mai sentito nominare, tuttavia Majorana è stato un fisico italiano di grande talento che ha largamente contribuito alla fisica particellare e alla meccanica quantistica. Per dare un’idea dei suoi meriti scientifici, la scoperta del neutrino è stata attribuita a lui, e fu sempre lui ad ipotizzare l’esistenza dei fermioni di Majorana (di cui fu provata l’esistenza nel 2012).

Majorana studiò fisica a Roma con Segrè (premio Nobel in fisica nel 1959) ed Enrico Volterra. Già all’età di cinque anni dimostrava un dono per la scienza, un talento che non diminuì; durante gli anni dell’università incontrò Enrico Fermi, che gli mostrò alcuni dei propri risultati, inclusa una tabella inedita in cui aveva calcolato alcuni potenziali di particelle (il potenziale di Fermi). Il giorno seguente, Majorana si ripresentò a Fermi chiedendo di rivedere la tabella, a cui aveva potuto appena lanciare un’occhiata. Dalla propria tasca estrasse un pezzetto di carta, con gli stessi numeri: in un solo giorno aveva ricalcolato i valori e voleva verificarne la correttezza. Sotto la guida di Fermi, si dottorò a soli 23 anni.

Majorana non aveva un carattere facile: era così burbero e rigido che i colleghi lo chiamavano “il grande inquisitore”. Ad un certo punto della sua carriera, iniziò a lavorare isolato nel proprio appartamento, cacciando i visitatori e rimandando al mittente le lettere scrivendo sulla busta “Si respinge per morte del destinatario”. Dopo aver rifiutato la cattedra a Cambridge e a Yale, divenne professore ordinario all’Università di Napoli. Nel 1938, dopo aver prelevato una considerevole somma di denaro ed aver spedito alcuni misteriosi messaggi a famiglia e amici, scomparve improvvisamente nel nulla. Il prelievo di denaro, insieme ad alcuni avvistamenti successivi a Napoli, hanno sempre fatto escludere l’ipotesi di suicidio. Alcuni dicono che ebbe una crisi mistica e si rifugiò in un monastero per il resto della sua vita. Il famoso scrittore Leonardo Sciascia scrisse un intero libro sul mistero, “La scomparsa di Majorana”. La teoria più popolare è che egli fosse inquietato dalle proprie scoperte scientifiche e dalle potenziali conseguenze sociali. Non si deve scordare che Majorana visse durante gli anni di regime di Mussolini, il quale aveva un’attenzione particolare per le scoperte scientifiche con potenziale bellico.

Le ultime indagini del distretto di Roma lo collocano in Venezuela negli anni ’50. Prese il nome di “Bini” e visse come un comune immigrato italiano. Le prove di questa conclusione sono una foto di Bini che ha una perfetta corrispondenza con i suoi tratti facciali, una testimonianza di un altro immigrato italiano e una cartolina di Quirino Majorana, zio di Ettore nonchè brillante fisico egli stesso, trovata nella macchina di Bini e indirizzata ad un misterioso W. G. Conklin. Purtroppo dopo il 1959 non ci sono tracce di Majorana. Perché se n’è andato? Perché non è tornato dopo la Seconda Guerra Mondiale? Il mistero è lontano da essere completamente risolto.

Se questo articolo ti ha incuriosito puoi trovare qui la nostra intervista a Paola Elefante, se invece mastichi bene l’inglese puoi leggere l’articolo originale.