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AI LOVE WOMEN e la ragazza con il pallino per la matematica

ai love women

Ecco l’intervista a Chiara Burberi, a cura di Manuela Linari. L’intervista a Chiara Burberi apre le porte al progetto AI LOVE WOMEN firmato PHD. Un ciclo di interviste esclusive alle protagoniste dell’innovazione.

PHD racconta il mondo dell’intelligenza artificiale attraverso il punto di vista della “ragazza con il pallino per la matematica”.

AI LOVE WOMEN e la ragazza con il pallino per la matematica

 

Chiara Burberi è una di quelle “ragazze con il pallino per la matematica”, che è anche il titolo del suo libro. Co-founder e AD di redooc.com, piattaforma di didattica digitale innovativa dedicata alle materie “stem”, acronimo al centro di molti dibattiti sulla formazione, al quale lei però preferisce “steam”, aggiungendo anche l’arte.

Docente in Bocconi, poi consulente in McKinsey e manager in Unicredit, Chiara ha idee molto chiare sul rapporto tra educazione, tecnologia, politica economica e gender divide. Ecco perché abbiamo scelto lei per inaugurare “AI Love Women”, il ciclo di interviste esclusive firmate PHD alle protagoniste del mondo della scienza e della tecnologia (intelligenza artificiale, robotica, data science, machine learning etc) dal punto di vista della ricerca, ma anche delle aziende, della finanza, della comunicazione e della formazione.

Buongiorno Chiara, come è nata l’idea di Redooc e con quali obiettivi?

Redooc è nata dalla lettura dei risultati dei test PISA-OCSE di matematica degli studenti italiani: se il futuro del paese è  al 35° posto per competenze logico-matematiche, allora il PIL avrà presto quella posizione. L’obiettivo di redooc.com è ribaltare questo scenario e contribuire a dare un futuro all’Italia, convincendo tutti gli italiani che la matematica è uno sport alla portata di tutti, non solo per pochi talentuosi.

In un futuro in cui le macchine sostituiranno l’uomo in molti dei lavori attuali, come va ripensata la scuola?

La scuola come è adesso istruisce ma non educa (nel senso latino di “educere”). Va ripensato a fondo il cosa e il come, guardando al nostro passato. Socrate e Maria Montessori per il come (conosci te stesso e lasciami fare da solo) e il Rinascimento matematico del Duca di Urbino per il cosa (STEAM cioè STEM con Arte) ci mostrano la strada. I piani non bastano, serve una strategia: l’educazione (non l’istruzione) è il più potente strumento di politica economica.

Nuove tecnologie e applicazioni nel mondo educativo: quali scenari?  

Senza una strategia dell’educazione non si può utilizzare la tecnologia esponenziale in modo costruttivo. Per questo finora non si sono visti impatti di rilievo. Inoltre, la tecnologia tende ad offuscare il ruolo del docente, che deve diventare da istruttore a coach. Il coach è chiave negli scenari educativi.

In che termini bisogna parlare di “gender divide” nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics)?

Subiamo moltissimi stereotipi culturali: la matematica è un talento naturale, non basta allenarsi; è bravo in matematica chi è veloce (quindi anche chi tira a indovinare) e chi è bravo nei calcoli (matematica è logica, non tecnica di calcolo). Chi è ritenuto bravo in matematica è considerato intelligente e viceversa, innescando un circuito vizioso di negatività. Chi è bravo non sbaglia mai (invece si impara solo dagli errori) e fa tutto da solo (non esistono neppure in matematica i geni solitari!). È difficile, quindi bisogna preservare le ragazze dalla fatica e dal fallimento. L’elenco continua…

Ribaltiamo il punto di vista in positivo: secondo lei esiste un “modo femminile” di approcciarsi alle materie scientifiche?

Lo vedo nelle scuole dove le ragazze emergono solo se incitate e se vedono uno spazio non giudicante: cauto, curioso, orgoglioso, senza clamori.

Si stanno moltiplicando le campagne di sensibilizzazione per stimolare l’interesse delle donne verso professioni tecnologiche. Recentemente Google ha realizzato insieme a Disney “Hyperlinked”, la prima web series che ha per protagoniste quattro maghe dell’informatica. Che ruolo possono avere i media, il mondo dell’intrattenimento e della pubblicità nel superamento degli stereotipi?

Le materie STEM, in particolare la matematica, non sono cool… ma lo possono diventare grazie ai media, allo storytelling, ai modelli positivi. Sogno quando sarà cool per gli adolescenti uscire con una ragazza/o bravi in matematica!

Molti colossi tecnologici stanno investendo cifre importanti nell’intelligenza artificiale e nelle nuove frontiere della tecnologia, è una corsa alla quale possono partecipare anche le realtà italiane (istituti di ricerca e aziende)?

Sicuramente aziende e istituti di ricerca italiani sono coinvolti, ma se ne parla sempre troppo poco: bisogna ribaltare il sogno americano della Silicon Valley. Anche su questo non esiste una strategia. Ma sarebbe bello iniziare a pensare che la Silicon Valley è in Italia!

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